Cara
Nella
Adess
mi a te scrivi questa epistoletta, perché sei l’ultima arrivata nel branco: eri
talmente grossa e abituata a non competere per il cibo, che qui da noi, nel
gattile all’incrocio delle vie, sei dimagrita e sei diventata un figurino, come
se ti avessero fatto la liposuzione.
Eri
di sicuro una gatta viziata, ma anche a te, oramai, t’hanno abbandonata, qui, e
qui non ci stai malaccio, ne hai persino guadagnato in salute.
TE
che dal dietologo spendevi un patrimonio, seguendo la moda dei social, se
qualcuno si avvicina alla ciotola, ti ghè un tal stremizio, che ti passa
l’appetito.
I
primi giorni, ti ho chiamata pappona, per la tua voracità, adess che ti sé una
silhouette, a so minga come chiamatt.
IL
tuo è stato un ricovero forzato che gattile all’incrocio delle vie.
Ora
sei solidale con i volontari che fuori dalle mure protestano per te: si rischia
che per tuch sto burdèl, chiamata concessione (un altro permess, che implica un
balzell, come nella roccaforte di cui prima, o sotto e sopra, non so, dato che
ho perso la trebisonda, da quando mi occupo di viabilità e di vivibilità), faccian chiudere il baraccone.
La
mia impressiONE è che siamo tutti in da la stessa barcheta a remì, che parte
piena, e torna piano, e sotto il fondale la pozza compare e i pess a se riempin
de mercuri, e nù a mangem deli gran schifezz.
Quindi
la cosa migliore da fare è aspettare lo sgombero con serenità e prima de fargli
mao tze tze, affilarsi gli artigli.
TiMOti
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