Insegna luminosa

Insegna luminosa

sabato 29 novembre 2014

L'Armata Brancaleone


Grande tra gli uomini e di gran terrore è la potenza del riso: contro il quale nessuno nella sua coscienza trova se munito da ogni parte. Chi ha coraggio di ridere, è padrone del mondo, poco altrimenti di chi è preparato a morire. Questo luminoso pensiero di Giacomo Leopardi era uno dei più cari a Mario Monicelli, autore tra gli altri memorabili, del bellissimo film “l’Armata Brancaleone”. Noi in effetti così ci siamo sentiti all’ultimo consiglio comunale, un po’ come Brancaleone.
Loro hanno i muscoli, noi abbiamo perso più di una puntata. Pur essendo passionali, purtroppo abbiamo, e qui è venuta bene la mossa (di anche) di qualcuno, molto da imparare. Fa niente, impareremo, ma non a stare zitti e a baciare le mani.
Comunque torniamo a bomba alle trattande:
pur avendo fatto protocollare due documenti, chiamati Ordini del Giorno, e un’interpellanza, uno dei due protocolli è andato perso (non osiamo pensare alla lavata di capo che si sarà preso il giorno dopo il protocollista), l’interpellanza invece riceverà risposta scritta, così ci è stato detto, nei tempi previsti dal regolamento.
Alle comunicazioni siamo stati un po’ irruenti, poiché riguardavano la frana: scalpitavamo per presentare il nostro ordine del giorno (proprio quello andato perso) che chiedeva, in tempi brevi, un’assemblea pubblica che informasse la popolazione sulla tempistica e sulle iniziative poste in atto per liberare appunto la SS34 e renderla transitabile. A dieci giorni dalla frana, forse qualcosa di preciso si potrebbe anche dire, o no? Non è mica una questione di lana caprina.
Sulla ratifica del bilancio, questa volta non abbiamo colto in castagna l’assessore, che invece è stato disponibile, preparato e calmo (BRAVO!): ha risposto punto per punto; qualcuno invece, quando gli abbiamo fatto notare un piccolo refuso (siamo anche noi un poco pizzighini), è andato su tutte le furie.
Sull’assestamento del bilancio nulla da eccepire, tranne il fatto che non hanno alienato quello che volevano alienare (come volevasi dimostrare) e che hanno dirottato il ristorno tasse frontalieri sull’Unione dei Comuni, in quanto erogatore di servizi non ancora ben definito, ma ai blocchi di partenza (e via!).
Sul declassamento del DEA, le comunicazioni (sempre unidirezionali) e un bel battibecco sul nostro documento (ci stiamo facendo le ossa? Non so, ma è una fortuna di questi tempi, fra tagli alla sanità e problemi della viabilità, non rompersele per davvero).
Il nostro documento che chiedeva semplicemente un’assemblea pubblica che informasse i cittadini e raccogliesse le loro proposte, è stato bocciato.
A sorpresa la maggioranza ha proposto un documento programmatico scritto in politichese che ricalca quello dei 25 Sindaci del Verbano e propone una commissione tecnico-scientifica che studi un riassetto del piano sanitario nel VCO, dalla rete ospedaliera, all’organizzazione della medicina territoriale e alla gestione delle emergenze da proporre alla popolazione (tipo pacchetto vacanze ahiahiahiahi).
Chi ha fame non mangia le brioches, purtroppo.
Lo so che siamo criptici, ma non ci importa.

I Vitelloni - Lavoratori? Prrr!!!

Orietta Berti - Finchè la barca va



venerdì 14 novembre 2014

Cronaca di una morte annunciata



La morte annunciata non è quella di Topo Gigio, che resiste.
Sul declassamento di un DEA nella provincia si sta dicendo e scrivendo molto.
Anche noi vorremmo contribuire, sperando di non scadere nella banalità e di non attizzare la cenere, ma con la solita vis polemica.
Fioriscono proverbi e titoli: "non ci resta che piangere" ha scritto qualcuno (non il solito qualcuno, un altro qualcuno), "chi è causa del suo male pianga sé stesso", parole di qualcun altro.
Al di là della posizione imbarazzante di “nostri” politici, della quale, francamente ce ne infischiamo, il problema è che la questione non solo divide (e chi impera sa quanto sia vantaggioso) un territorio già diviso su posizioni campanilistiche, ma si gioca sulla pellaccia dei cittadini che non sono solo un bacino importante, anche se solo grande come un quartiere di Torino, di voti.
Ora diciamo la nostra.
Partiti in quarta a difendere a spada tratta il Castelli di Verbania, sul quale si sta per calare la “mannaia” dei tagli alla Sanità (che sono probabilmente tagli agli sprechi, ai carrozzoni malfunzionanti, ai medici “marchettari”), ma che sono anche tagli ai servizi al cittadino per il quale la salute è un diritto inalienabile sancito dalla Costituzione, abbiamo fatto un incontro illuminante e fortunato (sembra una favola, ma ormai avete capito che a noi le favole piacciono assai).
Uno di noi, non a caso, esperto di emergenze, ci ha raccontato come in realtà funzionino le cose, dall’interno: a Verbania due medici al DEA, a Domo la stessa cosa, un medico al pronto soccorso di Omegna, per un totale di cinque unità (quando al DEA delle Molinette di Torino si alternano due o tre medici). Il problema è che comunque se hai bisogno dello specialista, sfumato ormai il progetto dell’Ospedale Unico (sempre per le sopracitate guerre da “salviamo il nostro orto, che siamo i più bravi”), devi aspettare che arrivi, e se ti capita sotto le feste, comunque arriva dopo il lauto pranzo, piuttosto imbufalito, perché gli hai rovinato la digestione.
Domodossola è agguerrita, gli Ossolani scendono in piazza, a Verbania gli puoi passare sopra con una ruspa e non si fanno sentire. Ma non è questo il punto.
Il punto è che cosa sia davvero meglio per i cittadini e non per il territorio, che è un’entità astratta della quale i soliti noti si riempiono la bocca, che cosa sia più funzionale, come assicurare una capillare ed efficiente risposta alle emergenze, senza creare cittadini di serie A e di serie B, senza costruire altre cattedrali nel deserto, ma assicurando standard qualitativi alti nell’assistenza sanitaria, nonostante le difficoltà logistiche.
Altra questione spinosa è il punto nascite: da tempo il nostro (sempre lui), sostiene che si sia creata l’ennesima buffonata. I parametri numerici dettati in primis dall’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), per garantire una minima sicurezza sono di almeno 1000 parti all’anno: Domo e Verbania, insieme, non sono in grado di rispettarli con una media rispettivamente di poco più di 200 e sotto i 500 parti all’anno, quindi ben al di sotto della soglia. 
L’arroccamento su posizioni campanilistiche ha fatto sì che si sia creata la situazione per la quale vengono appunto assoldati professionisti a contratto che arrivano anche da lontano, non conoscono le pazienti e per ridurre al minimo i rischi di un lungo travaglio, effettuano il cesareo.
Ancora qualche dato: la percentuale di cesarei che sempre l’OMS giudica corretta è di circa il 15%, in Italia la media è 25% alzata sopratutto dalle strutture del centro-sud, attualmente Verbania si assesta sul  27%, Domodossola al 41%, con le conseguenze che i parti naturali nel VCO sono statisticamente molto bassi.
Domo si è messa nelle condizioni di vincere questa “battaglia”, con le sale operatorie rinnovate da poco, il reparto di Rianimazione con posti letto superiori a quelli di Verbania e la recente apertura dell’ emodinamica.
Dovrebbero scattare gli applausi o i fischi a seconda di chi fa il tifo.
In noi scatta solo la molla della paura e il senso di sconforto, perché, per l’ennesima volta ci siamo fatti fregare e non sappiamo neanche da chi.
Questo genera rabbia (ed è un sentimento condiviso): perché quando non sai chi ti sta fregando, il primo che becchi gli fai un paiolo grosso come una casa, poi ti accorgi che non c’entra nulla, che era colpa di un altro, ma il danno ormai l’hai fatto.
È la legge dei disperati, e chi è malato, spesso è, tra le altre cose, anche disperato.
Chiediamo che non si giochi ancora una volta sulla nostra pelle, perché anche se quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, è anche vero che gli scherzi sono belli quando durano poco.
Chi ha orecchie per intendere, intenda!

giovedì 16 ottobre 2014

Robe da donne


Cercherò di non farla troppo lunga. Si sa che le donne alle volte “se la vanno a cercare” una certa violenza fisica, se va bene solo verbale: c’è chi va in giro in minigonna ascellare col tacco dodici, c’è chi, forse per un innato ph acido, ama sfrugugliare nel fango, e poi ci lascia il naso.
Le malcapitate, di solito, non si piangono addosso (le spalle larghe scarseggiano), non ingaggiano guerre contro i mulini a vento o contro le pecore che non sono i saraceni… alle volte aprono e scrivono un blog.
Noi cosa abbiamo fatto?
Semplicemente contestato alla giunta che ha deliberato una delibera che ha indotto il caposettore a redigere una determina per l’affidamento diretto dell’incarico di direzione tecnica del Teatro Nuovo per i prossimi cinque anni, ad un professionista per il quale nutriamo (c’è sempre una radice topesca), comunque rispetto.
Difficile non inciampare nel linguaggio tecnico: la delibera di giunta dava mandato al caposettore di provvedere “con urgenza” all’affidamento della gestione direzione tecnica del Teatro Nuovo.
L’urgenza noi non l’abbiamo capita: si conosce la data di scadenza di un contratto dal momento nel quale viene stipulato, ovvero due anni fa.
L’affidamento è stato fatto in maniera diretta poiché il caposettore (sul quale pare noi ci si voglia accanire, ma che più probabilmente è un’altra vittima del sistema) ha fatto un sondaggio, così ci è stato risposto, per accertarsi della disponibilità di altre ditte, che ha avuto però esito negativo: tutti, tranne lo stesso professionista, hanno rifiutato, nonostante l’entità della cifra, proveniente dal ristorno tasse dei frontalieri.
Ora, ci sta tutto, ma quando si tratta di quasi duecentocinquantamila euro, senza iva, in cinque anni, ci sono delle regole precise, che non abbiamo scritto noi.
Sono le regole per l’affidamento degli incarichi nell’amministrazione pubblica, che deve avvenire secondo una ben specificata procedura di appalto.
E questo è quanto.

giovedì 25 settembre 2014

Le battute (in)felici dei dottori


Siamo, nel Consiglio Comunale, in un consesso di dottori, dottoroni e dottorini dotti e beneducati. Chi laureato in architettura, chi in legge, chi in medicina, etc. etc. etciù.
Talmente fini che “con sesso” è proprio la parola giusta, visto che le battute sessiste o a sfondo sessuale non sono mancate.
Lasciamo perdere il fatto che qualcuno ci abbia detto che non capiamo niente di amministrazione (al terzo consiglio comunale al quale partecipiamo, siamo i primi ad ammetterlo), peccato che al nostro intervento sulla dichiarazione di voto, per la ratifica del bilancio, con richieste precise all’assessore competente, costui non abbia spiccicato parola (forse a capirci poco, siamo in buona compagnia).
Ma vediamo un po’ il gioco, anzi i giochetti di parole: “lei deve essere instradata”, intendeva al diritto amministrativo: chissà se dicessero la stessa cosa a una sua parente donna (moglie, figlia o sorella), come reagirebbe. Ma non pensiamo male, “non si offenda!”, lui voleva dire “istruita”! Forse siamo noi le permalose.
Altro giochetto alla votazione: “l’hai messo dentro?”, “Dai che entra”, “oh, è entrato”: non è un dialogo su una penetrazione, anche se così pare: il dottore si riferiva ai bigliettini dell’urna. Forse qui siamo noi un po’ maliziosi. Mah.
Non è soddisfatta”, ribadito, alla risposta data alla nostra interpellanza.
Peccato che la risposta contenesse aria fritta e che la nostra interpellanza denunciasse una grave violazione della normativa sugli appalti pubblici.
Meditate gente, e beveteci sopra una bella birra, perché come dicono a Napoli “cà nisciuno è fesso”.
Baci e abbracci e in alto i cuori!

mercoledì 17 settembre 2014

La deposizione di Andreoli

Donata al Comune di Cannobio, dal dottor Pietro Pinolini, perché fosse esposta nel museo del Parasio: si trova attualmente nel palazzo municipale, accanto alla sala consigliare.

giovedì 11 settembre 2014

L'accappatoio come passepartout e che cos'è quella robina là? Uno scarico?



Capita a volte di fare delle scoperte.
Intanto che le stagioni non sono più le stesse.
Peccato.
Capita di voler fare il bagno al Lido e di vedere nell'acqua delle chiazze galleggianti di schiuma bianca: ma cosa sarà mai, dato che non abbiamo neanche più la bandiera blu?
Abbiamo allora cambiato contrada, e ci siamo accorti che la schiumetta, cattivella e misteriosa, alla Darsena non c’era. Ma che bello, marcondirodirondello.
Merito della corrente del golfo?
Visto che non siamo così disfattisti ne pubblichiamo la foto a stagione ormai finita, per non provocare ulteriori danni alla scarsa affluenza di turisti, dovuta al cattivo tempo, ma è stata scattata il 17 luglio 2014 alle ore 9.48.
Alla Darsena a fare il bagno, poi, ci siamo andati direttamente in accappatoio, un indumento che consiglio per tutte le stagioni: qui infatti, d’estate, i turisti, così aperti, se ne infischiano di passanti in accappatoio, d’inverno, invece, se vai a farti un giretto, sempre in accappatoio, chi pensi di incontrare? 
Al massimo un lupo mannaro!
Provare per credere…
Baci e abbracci
ps: la foto under the moon l'abbiamo scattata cinque minuti fa e , come volevasi dimostrare, non ci ha filato nessuno. 

martedì 9 settembre 2014

Oltre il confine





Noi siamo stracci. Stracci per raccogliere il dolore, non diversamente da come Holden voleva una coperta per coprire il suo corpo morto.
Così Lidia Zitara, non si capisce e non importa, se citando o no, MC Carthy, esordisce nella sua recensione di “The crossing”, che io non ho ancora letto e non so se leggerò.
Què es nel saco?
Los huesos de mi hermano.
Oppure nel sacco possiamo portare le nostra ossa stanche e parcheggiarle in doppia fila, ma questo è il solito commento stupido.
Ad aspettarci, dopo un viaggio lungo e sofferto potremmo trovare un cane, al quale tirare un bastone, emblema del nostro dolore.
Tutto questo per consigliarvi il blog “giardinaggio irregolare” di Lidia Zitara appunto, http://giardinaggioirregolare.com/tag/the-crossing/ e anche “The crossing”.
Ogni tanto ci piace viaggiare di fantasia.
Per quanto riguarda i nostri lidi, la stagione forse è stata un po’ triste, per via dei mondiali e del maltempo, ma questo non c’era bisogno di dirlo.
salùt

lunedì 1 settembre 2014

Ci vuole il naso di Karel!

http://www.repubblica.it/cultura/2014/04/24/news/urania-84383471/





Ogni tanto è bello fare quattro chiacchiere, così, come si dice in Francia, pur parlé, scritto come si pronuncia, che non ho voglia di andare a cercare come si scriva effettivamente, tanto ci siamo capiti.
Ora a Cannobio, nel nostro paesello, così piccolo, così bello, ha vissuto e lavorato a lungo Karel Thole: un mostro sacro nel campo dell’illustrazione: quasi tutte le copertine di Urania erano sue, tanto per dire qualcosa.
Lo so che adesso al massimo leggiamo Peppa Pig o Gironimo Stilton, con tutto il rispetto, ma Karel Thole è un patrimonio dell’umanità.
Aveva anche fiuto, perché in una copertina che ha qualcosa di profetico, per un’Urania scritto negli anni settanta, dal titolo il dilemma di Benenedetto XVI, disegnò ben due papi, dei quali uno con un canappione che ricorda proprio Benedetto il Ratzinger.
Ora il nostro comune ha uno spazio espositivo da fare invidia ai lupi.

Cosa aspettiamo a fare una bella retrosprettiva su Thole?

martedì 22 luglio 2014

Il mondo alla rovescia

Caro Giorgio ti rispondo con qualche frase sconclusionata, come solo io so fare: alle volte il mondo gira al contrario, avrebbe detto mia nonna che aveva la saggezza dei proverbi in tasca, e le tasche vuote: come dire, c'è chi scende e c'è chi sale, chi si rigira nel letto, chi quando il topo non c'è, i gatti ballano, chi pettina le bambole e chi ti fa girar come se fosse una bambola. Insomma occorre andare in giro armati, se si fanno certe cose, ma consiglio: stuzzicadenti, forcine, e pettini, che non abbaiono, ma hanno i denti, quindi mordono...Le armi migliori si trovano nella borsetta delle bambine carine.... Le ragazze non devono avere la pistola. Gli uomini sì, ma solo in quel posticino dove non batte il sole. Carica quando serva, perchè un ometto sempre in tiro, ragazze, è di una noia...
Per il resto, questa esperienza in amministrazione, e tu sai che io non sono una donna che ha peli sulla lingua, mi sta insegnando che ci vogliono gli occhi anche nel cu.o...re,  cosa pensavi mai, Giorgio caro!


domenica 20 luglio 2014

Occhio agli allegati


Tanto per cambiare ci hanno fatto girare le ciribiricoccole…
Funziona che quando si delibera, dopo il consiglio comunale, viene tutto pubblicato sull’albo pretorio online.
Tutto tranne una cosa sfuggita, per distrazione, agli addetti alla pubblicazione (sulla quale ricade la felix culpa dello scaricabarile).
“Quella cosa dimenticata”, questa volta, sono stati gli allegati con i testi delle nostre due interpellanze: interpellanza n° 1 e interpellanza n°2.
Noi che ci piace anche romperle, ogni tanto, sempre le ciribiricoccole, abbiamo scritto al funzionario che credevamo fosse addetto anche alla pubblicazione degli allegati delle delibere.


Così adesso all’albo pretorio online, potete finalmente leggere il testo delle nostre interpellanze.
Se questa dimenticanza si dovesse casualmente ripetere, ci vedremmo costretti a dettare in consiglio il testo delle interpellanze, in modo che non vengano allegate, ma che rimangano agli atti come parte integrante del verbale, così abbiamo scritto, sempre al funzionario che si sarà beccato un cazziatone per la dimenticanza inconsapevole, che ha scaricato sulla collega, che nulla sapeva e che al mercato se ne andò.

mercoledì 16 luglio 2014

Un post sul pef


Fare un pef in pubblico sembra una cosa poco educata: non possiamo ammorbare tutti con la puzza, ma il pef non è quella robina là.
Pef vuol dire piano economico finanziario, così eccoci qua a scrivere un post sul pef.
A seconda di quanto costa il pef si stabilisce la tari: più chiaro di così non si può.
Quindi i comuni applicano la tari, che è la tassa sui rifiuti, in base al pef, che è il conto che presenta chi si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e dei servizi collegati.
Ora noi non possiamo andare a mangiare al ristorante, sazzarci, e poi non pagare il conto: possiamo però dire se la cena ci è piaciuta, e se il conto era o non era salato.
Da noi il pef è costato un milionequattrocentomilaerotti euro, siamo circa cinquemila abitanti, uno più uno meno.
Sticavoli, il nostro pef è bello salato, abbiamo detto noi.
Qualcuno ci ha detto che certi servizi non si possono tagliare.
Tagliare NO, ma migliorare sì.
Città a noi vicine, con settemila, uno più uno meno, abitanti, con grosse attività industriali hanno avuto un pef di poco più di un milione di euro.
Come diceva mia nonno TEODOROOOO: 
mica crescono sugli alberi!

giovedì 10 luglio 2014

IUC, che non è un singhiozzo!


Miei cari amici vicini e lontani, come disse tanto tempo fa il grande Nunzio Filogamo, volete sapere com’è andato il nostro primo, vero, consiglio comunale?
Male, per non dire malissimo.
Eravamo emozionati come i bambini il primo giorno di scuola, e volevamo, tanto la sala consiliare ci incuteva soggezione, alzarci in piedi per rispetto, ci siamo alzati in piedi, ma ci hanno fatto sedere: lì si sta seduti, ha detto qualcuno.
Noi che siamo la mironanza, ci avevano detto di essere propositivi, così abbiamo fatto la nostra prima proposta: cambiare lo IUC, che sembra un singhiozzo, invece è il regolamento sulla Imposta Unica Comunale.
Avremmo voluto introdurre un emendamento, cioè assimilare all’abitazione principale, con le detrazioni per la prima casa dell’IMU, la casa che viene data in uso gratuito ai figli.
Qualcuno ha detto di no e tutti hanno votato contro: la nostra proposta è stata bocciata e quindi ci cucchiamo l’IMU sulle seconde case, nelle quali risiedono i nostri figli!
Qualcuno ha detto che sono pochi coloro che qui danno la casa ai figli…
Mi vien da dire: ma cosa mi dici mai!