Pensato e scritto da chi voleva cambiare il mondo, invece si è accorta che è stato il mondo a cambiarle i connotati.
Insegna luminosa
martedì 23 dicembre 2014
sabato 29 novembre 2014
L'Armata Brancaleone
Grande tra gli uomini e di gran terrore
è la potenza del riso: contro il quale nessuno nella sua coscienza trova se
munito da ogni parte. Chi ha coraggio di ridere, è padrone del mondo, poco
altrimenti di chi è preparato a morire. Questo luminoso
pensiero di Giacomo Leopardi era uno dei più cari a Mario Monicelli, autore tra
gli altri memorabili, del bellissimo film “l’Armata Brancaleone”. Noi in
effetti così ci siamo sentiti all’ultimo consiglio comunale, un po’ come
Brancaleone.
Loro hanno i muscoli, noi abbiamo perso più di una puntata. Pur essendo passionali, purtroppo abbiamo, e qui è venuta bene la mossa (di anche) di qualcuno, molto da imparare. Fa niente, impareremo, ma non a stare zitti e a baciare le mani.
Loro hanno i muscoli, noi abbiamo perso più di una puntata. Pur essendo passionali, purtroppo abbiamo, e qui è venuta bene la mossa (di anche) di qualcuno, molto da imparare. Fa niente, impareremo, ma non a stare zitti e a baciare le mani.
Comunque
torniamo a bomba alle trattande:
pur avendo fatto protocollare due documenti, chiamati Ordini del Giorno, e
un’interpellanza, uno dei due protocolli è andato perso (non osiamo pensare
alla lavata di capo che si sarà preso il giorno dopo il protocollista),
l’interpellanza invece riceverà risposta scritta, così ci è stato detto, nei
tempi previsti dal regolamento.
Alle
comunicazioni siamo stati un po’ irruenti, poiché riguardavano la frana:
scalpitavamo per presentare il nostro ordine del giorno (proprio quello andato
perso) che chiedeva, in tempi brevi, un’assemblea pubblica che informasse la
popolazione sulla tempistica e sulle iniziative poste in atto per liberare
appunto la SS34 e renderla transitabile. A dieci giorni dalla frana, forse
qualcosa di preciso si potrebbe anche dire, o no? Non è mica una questione di
lana caprina.
Sulla
ratifica del bilancio, questa volta non abbiamo colto in castagna l’assessore,
che invece è stato disponibile, preparato e calmo (BRAVO!): ha risposto punto per punto; qualcuno invece,
quando gli abbiamo fatto notare un piccolo refuso (siamo
anche noi un poco pizzighini), è andato su tutte le furie.
Sull’assestamento
del bilancio nulla da eccepire, tranne il fatto che non hanno alienato quello
che volevano alienare (come volevasi dimostrare) e che hanno dirottato il
ristorno tasse frontalieri sull’Unione dei Comuni, in quanto erogatore di
servizi non ancora ben definito, ma ai blocchi di partenza (e via!).
Sul
declassamento del DEA, le comunicazioni (sempre unidirezionali) e un bel
battibecco sul nostro documento (ci stiamo facendo le ossa? Non so, ma è una
fortuna di questi tempi, fra tagli alla sanità e problemi della viabilità, non
rompersele per davvero).
Il
nostro documento che chiedeva semplicemente un’assemblea pubblica che
informasse i cittadini e raccogliesse le loro proposte, è stato bocciato.
A
sorpresa la maggioranza ha proposto un documento programmatico scritto in
politichese che ricalca quello dei 25 Sindaci del Verbano e propone una
commissione tecnico-scientifica che studi un riassetto del piano sanitario nel
VCO, dalla rete ospedaliera, all’organizzazione della medicina territoriale e alla
gestione delle emergenze da proporre alla popolazione (tipo pacchetto vacanze
ahiahiahiahi).
Chi ha fame non mangia le brioches, purtroppo.
Lo so che siamo criptici, ma non ci importa.
venerdì 14 novembre 2014
Cronaca di una morte annunciata
La morte annunciata non è quella di Topo Gigio, che resiste.
Sul
declassamento di un DEA nella provincia si sta dicendo e scrivendo molto.
Anche
noi vorremmo contribuire, sperando di non scadere nella banalità e di non
attizzare la cenere, ma con la solita vis
polemica.
Fioriscono
proverbi e titoli: "non ci resta che piangere" ha scritto qualcuno (non il solito
qualcuno, un altro qualcuno), "chi è causa del suo male pianga sé stesso", parole
di qualcun altro.
Al
di là della posizione imbarazzante di “nostri” politici, della quale,
francamente ce ne infischiamo, il problema è che la questione non solo divide
(e chi impera sa quanto sia vantaggioso) un territorio già diviso su posizioni
campanilistiche, ma si gioca sulla pellaccia dei cittadini che non sono solo un
bacino importante, anche se solo grande come un quartiere di Torino, di voti.
Ora
diciamo la nostra.
Partiti
in quarta a difendere a spada tratta il Castelli di Verbania, sul quale si sta
per calare la “mannaia” dei tagli alla Sanità (che sono probabilmente tagli
agli sprechi, ai carrozzoni malfunzionanti, ai medici “marchettari”), ma che
sono anche tagli ai servizi al cittadino per il quale la salute è un diritto
inalienabile sancito dalla Costituzione, abbiamo fatto un incontro illuminante e
fortunato (sembra una favola, ma ormai avete capito che a noi le favole
piacciono assai).
Uno
di noi, non a caso, esperto di emergenze, ci ha raccontato come in realtà
funzionino le cose, dall’interno: a Verbania due medici al DEA, a Domo la
stessa cosa, un medico al pronto soccorso di Omegna, per un totale di cinque
unità (quando al DEA delle Molinette di Torino si alternano due o tre medici).
Il problema è che comunque se hai bisogno dello specialista, sfumato ormai il
progetto dell’Ospedale Unico (sempre per le sopracitate guerre da “salviamo il
nostro orto, che siamo i più bravi”), devi aspettare che arrivi, e se ti capita
sotto le feste, comunque arriva dopo il lauto pranzo, piuttosto imbufalito,
perché gli hai rovinato la digestione.
Domodossola
è agguerrita, gli Ossolani scendono in piazza, a Verbania gli puoi passare
sopra con una ruspa e non si fanno sentire. Ma non è questo il punto.
Il
punto è che cosa sia davvero meglio per i cittadini e non per il territorio,
che è un’entità astratta della quale i soliti noti si riempiono la bocca, che
cosa sia più funzionale, come assicurare una capillare ed efficiente risposta
alle emergenze, senza creare cittadini di serie A e di serie B, senza costruire
altre cattedrali nel deserto, ma assicurando standard qualitativi alti
nell’assistenza sanitaria, nonostante le difficoltà logistiche.
Altra
questione spinosa è il punto nascite: da tempo il nostro (sempre lui), sostiene
che si sia creata l’ennesima buffonata. I parametri numerici dettati in primis
dall’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), per garantire una minima
sicurezza sono di almeno 1000 parti all’anno: Domo e Verbania, insieme, non sono in grado di
rispettarli con una media rispettivamente di poco
più di 200 e sotto i 500 parti all’anno, quindi ben al di sotto della soglia.
L’arroccamento su posizioni campanilistiche ha fatto sì che si sia creata la
situazione per la quale vengono appunto assoldati professionisti a contratto
che arrivano anche da lontano, non conoscono le pazienti e per ridurre al minimo i rischi di un lungo travaglio, effettuano il cesareo.
Ancora qualche dato: la percentuale di cesarei che sempre l’OMS
giudica corretta è di circa il 15%, in Italia la media è 25% alzata sopratutto dalle strutture del centro-sud, attualmente Verbania si assesta sul 27%, Domodossola al 41%, con le conseguenze che i parti naturali
nel VCO sono statisticamente molto bassi.
Domo
si è messa nelle condizioni di vincere questa “battaglia”, con le sale
operatorie rinnovate da poco, il reparto di Rianimazione con posti letto
superiori a quelli di Verbania e la recente apertura dell’ emodinamica.
Dovrebbero
scattare gli applausi o i fischi a seconda di chi fa il tifo.
In
noi scatta solo la molla della paura e il senso di sconforto, perché, per
l’ennesima volta ci siamo fatti fregare e non sappiamo neanche da chi.
Questo
genera rabbia (ed è un sentimento condiviso): perché quando non sai chi ti sta
fregando, il primo che becchi gli fai un paiolo grosso come una casa, poi ti
accorgi che non c’entra nulla, che era colpa di un altro, ma il danno ormai
l’hai fatto.
È la
legge dei disperati, e chi è malato, spesso è, tra le altre cose, anche disperato.
Chiediamo
che non si giochi ancora una volta sulla nostra pelle, perché anche se quando il
gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, è anche vero che gli scherzi sono
belli quando durano poco.
Chi
ha orecchie per intendere, intenda!
giovedì 16 ottobre 2014
Robe da donne
Cercherò
di non farla troppo lunga. Si sa che le donne alle volte “se la vanno a
cercare” una certa violenza fisica, se va bene solo verbale: c’è chi va
in giro in minigonna ascellare col tacco dodici, c’è chi, forse per un innato
ph acido, ama sfrugugliare nel fango, e poi ci lascia il naso.
Le malcapitate,
di solito, non si piangono addosso (le spalle larghe scarseggiano), non
ingaggiano guerre contro i mulini a vento o contro le pecore che non sono i
saraceni… alle volte aprono e scrivono un blog.
Noi
cosa abbiamo fatto?
Semplicemente
contestato alla giunta che ha deliberato una delibera che ha indotto il
caposettore a redigere una determina per l’affidamento diretto dell’incarico di
direzione tecnica del Teatro Nuovo per i prossimi cinque anni, ad un
professionista per il quale nutriamo (c’è sempre una radice topesca), comunque
rispetto.
Difficile non inciampare nel linguaggio tecnico: la
delibera di giunta dava mandato al caposettore di provvedere “con urgenza”
all’affidamento della gestione direzione tecnica del Teatro Nuovo.
L’urgenza
noi non l’abbiamo capita: si conosce la data di scadenza di un contratto dal
momento nel quale viene stipulato, ovvero due anni fa.
L’affidamento
è stato fatto in maniera diretta poiché il caposettore (sul quale pare noi ci
si voglia accanire, ma che più probabilmente è un’altra vittima del sistema) ha
fatto un sondaggio, così ci è stato risposto, per accertarsi della disponibilità di altre ditte,
che ha avuto però esito negativo: tutti, tranne lo stesso professionista, hanno
rifiutato, nonostante l’entità della cifra, proveniente dal ristorno tasse dei
frontalieri.
Ora,
ci sta tutto, ma quando si tratta di quasi duecentocinquantamila euro, senza
iva, in cinque anni, ci sono delle regole precise, che non abbiamo scritto noi.
Sono
le regole per l’affidamento degli incarichi nell’amministrazione pubblica, che
deve avvenire secondo una ben specificata procedura di appalto.
E
questo è quanto.
sabato 11 ottobre 2014
giovedì 25 settembre 2014
Le battute (in)felici dei dottori
Siamo,
nel Consiglio Comunale, in un consesso di dottori, dottoroni e dottorini dotti
e beneducati. Chi laureato in architettura, chi in legge, chi in medicina,
etc. etc. etciù.
Talmente
fini che “con sesso” è proprio la
parola giusta, visto che le battute sessiste o a sfondo sessuale non sono mancate.
Lasciamo
perdere il fatto che qualcuno ci abbia detto che non capiamo niente di
amministrazione (al terzo consiglio comunale al quale partecipiamo, siamo i
primi ad ammetterlo), peccato che al nostro intervento sulla dichiarazione di
voto, per la ratifica del bilancio, con richieste precise all’assessore
competente, costui non abbia spiccicato parola (forse a capirci poco, siamo in
buona compagnia).
Ma
vediamo un po’ il gioco, anzi i giochetti di parole: “lei deve essere instradata”, intendeva al diritto
amministrativo: chissà se dicessero la stessa cosa a una sua parente donna
(moglie, figlia o sorella), come reagirebbe. Ma non pensiamo male, “non si
offenda!”, lui voleva dire “istruita”! Forse siamo noi le permalose.
Altro
giochetto alla votazione: “l’hai messo
dentro?”, “Dai che entra”, “oh, è entrato”: non è un dialogo su una
penetrazione, anche se così pare: il dottore si riferiva ai bigliettini
dell’urna. Forse qui siamo noi un po’ maliziosi. Mah.
“Non è soddisfatta”, ribadito, alla
risposta data alla nostra interpellanza.
Peccato
che la risposta contenesse aria fritta e che la nostra interpellanza
denunciasse una grave violazione della normativa sugli appalti pubblici.
Meditate
gente, e beveteci sopra una bella birra, perché come dicono a Napoli “cà nisciuno è fesso”.
Baci e abbracci e in alto i cuori!
mercoledì 17 settembre 2014
La deposizione di Andreoli
sabato 13 settembre 2014
giovedì 11 settembre 2014
L'accappatoio come passepartout e che cos'è quella robina là? Uno scarico?
Intanto
che le stagioni non sono più le stesse.
Peccato.
Capita
di voler fare il bagno al Lido e di vedere nell'acqua delle chiazze galleggianti
di schiuma bianca: ma cosa sarà mai, dato che non abbiamo neanche più la
bandiera blu?
Abbiamo
allora cambiato contrada, e ci siamo accorti che la schiumetta, cattivella e
misteriosa, alla Darsena non c’era. Ma che bello, marcondirodirondello.
Merito
della corrente del golfo?
Visto
che non siamo così disfattisti ne pubblichiamo la foto a stagione ormai
finita, per non provocare ulteriori danni alla scarsa affluenza di turisti, dovuta al cattivo tempo, ma è stata scattata il 17 luglio
2014 alle ore 9.48.
Alla Darsena a fare il bagno, poi, ci siamo andati direttamente in accappatoio, un
indumento che consiglio per tutte le stagioni: qui infatti, d’estate, i turisti, così
aperti, se ne infischiano di passanti in accappatoio, d’inverno, invece, se vai
a farti un giretto, sempre in accappatoio, chi pensi di incontrare?
Al massimo un lupo mannaro!
Provare
per credere…
Baci e abbracci
ps: la foto under the moon l'abbiamo scattata cinque minuti fa e , come volevasi dimostrare, non ci ha filato nessuno.
ps: la foto under the moon l'abbiamo scattata cinque minuti fa e , come volevasi dimostrare, non ci ha filato nessuno.
martedì 9 settembre 2014
Oltre il confine
Noi
siamo stracci. Stracci per raccogliere il dolore, non diversamente da come
Holden voleva una coperta per coprire il suo corpo morto.
Così
Lidia Zitara, non si capisce e non importa, se citando o no, MC Carthy,
esordisce nella sua recensione di “The crossing”, che io non ho ancora letto e
non so se leggerò.
Què es nel saco?
Los huesos de mi hermano.
Los huesos de mi hermano.
Oppure nel sacco possiamo portare
le nostra ossa stanche e parcheggiarle in doppia fila, ma questo è il solito
commento stupido.
Ad aspettarci, dopo un viaggio
lungo e sofferto potremmo trovare un cane, al quale tirare un bastone, emblema
del nostro dolore.
Tutto questo per consigliarvi il
blog “giardinaggio irregolare” di Lidia Zitara appunto, http://giardinaggioirregolare.com/tag/the-crossing/
e anche “The crossing”.
Ogni tanto ci piace viaggiare di
fantasia.
Per quanto riguarda i nostri
lidi, la stagione forse è stata un po’ triste, per via dei mondiali e del
maltempo, ma questo non c’era bisogno di dirlo.
salùt
lunedì 1 settembre 2014
Ci vuole il naso di Karel!
http://www.repubblica.it/cultura/2014/04/24/news/urania-84383471/
Ogni tanto è bello fare quattro
chiacchiere, così, come si dice in Francia, pur parlé, scritto come si
pronuncia, che non ho voglia di andare a cercare come si scriva effettivamente,
tanto ci siamo capiti.
Ora a Cannobio, nel nostro paesello,
così piccolo, così bello, ha vissuto e lavorato a lungo Karel Thole: un mostro
sacro nel campo dell’illustrazione: quasi tutte le copertine di Urania erano sue,
tanto per dire qualcosa.
Lo so che adesso al massimo
leggiamo Peppa Pig o Gironimo Stilton, con tutto il rispetto, ma Karel Thole è
un patrimonio dell’umanità.
Aveva anche fiuto, perché in una
copertina che ha qualcosa di profetico, per un’Urania scritto negli anni settanta,
dal titolo il dilemma di Benenedetto XVI, disegnò ben due papi, dei quali uno
con un canappione che ricorda proprio Benedetto il Ratzinger.
Ora il nostro comune ha uno spazio
espositivo da fare invidia ai lupi.
Cosa aspettiamo a fare una bella
retrosprettiva su Thole?
martedì 22 luglio 2014
Il mondo alla rovescia
Caro Giorgio ti rispondo con qualche frase sconclusionata, come solo io so fare: alle volte il mondo gira al contrario, avrebbe detto mia nonna che aveva la saggezza dei proverbi in tasca, e le tasche vuote: come dire, c'è chi scende e c'è chi sale, chi si rigira nel letto, chi quando il topo non c'è, i gatti ballano, chi pettina le bambole e chi ti fa girar come se fosse una bambola. Insomma occorre andare in giro armati, se si fanno certe cose, ma consiglio: stuzzicadenti, forcine, e pettini, che non abbaiono, ma hanno i denti, quindi mordono...Le armi migliori si trovano nella borsetta delle bambine carine.... Le ragazze non devono avere la pistola. Gli uomini sì, ma solo in quel posticino dove non batte il sole. Carica quando serva, perchè un ometto sempre in tiro, ragazze, è di una noia...
Per il resto, questa esperienza in amministrazione, e tu sai che io non sono una donna che ha peli sulla lingua, mi sta insegnando che ci vogliono gli occhi anche nel cu.o...re, cosa pensavi mai, Giorgio caro!
domenica 20 luglio 2014
Occhio agli allegati
Tanto
per cambiare ci hanno fatto girare le ciribiricoccole…
Funziona
che quando si delibera, dopo il consiglio comunale, viene tutto pubblicato
sull’albo pretorio online.
Tutto
tranne una cosa sfuggita, per distrazione, agli addetti alla pubblicazione (sulla
quale ricade la felix culpa dello scaricabarile).
“Quella
cosa dimenticata”, questa volta, sono stati gli allegati con i testi delle
nostre due interpellanze: interpellanza n° 1 e interpellanza n°2.
Noi
che ci piace anche romperle, ogni tanto, sempre le ciribiricoccole, abbiamo
scritto al funzionario che credevamo fosse addetto anche alla pubblicazione degli
allegati delle delibere.
Così
adesso all’albo pretorio online, potete finalmente leggere il testo delle
nostre interpellanze.
Se
questa dimenticanza si dovesse casualmente ripetere, ci vedremmo costretti a
dettare in consiglio il testo delle interpellanze, in modo che non vengano
allegate, ma che rimangano agli atti come parte integrante del verbale, così abbiamo
scritto, sempre al funzionario che si sarà beccato un cazziatone per la
dimenticanza inconsapevole, che ha scaricato sulla collega, che nulla sapeva e
che al mercato se ne andò.
mercoledì 16 luglio 2014
Un post sul pef
Fare
un pef in pubblico sembra una cosa poco educata: non possiamo ammorbare tutti
con la puzza, ma il pef non è quella robina là.
Pef
vuol dire piano economico finanziario, così eccoci qua a scrivere un post sul
pef.
A
seconda di quanto costa il pef si stabilisce la tari: più chiaro di così non si
può.
Quindi
i comuni applicano la tari, che è la tassa sui rifiuti, in base al pef, che è
il conto che presenta chi si occupa della raccolta e dello smaltimento dei
rifiuti e dei servizi collegati.
Ora
noi non possiamo andare a mangiare al ristorante, sazzarci, e poi non pagare il
conto: possiamo però dire se la cena ci è piaciuta, e se il conto era o non era
salato.
Da
noi il pef è costato un milionequattrocentomilaerotti
euro, siamo circa cinquemila abitanti, uno più uno meno.
Sticavoli,
il nostro pef è bello salato, abbiamo detto noi.
Qualcuno
ci ha detto che certi servizi non si possono tagliare.
Tagliare NO, ma migliorare sì.
Città
a noi vicine, con settemila, uno più uno meno, abitanti, con grosse attività
industriali hanno avuto un pef di poco più di un milione di euro.
Come
diceva mia nonno TEODOROOOO:
mica crescono sugli alberi!
giovedì 10 luglio 2014
IUC, che non è un singhiozzo!
Miei
cari amici vicini e lontani, come disse tanto tempo fa il grande Nunzio
Filogamo, volete sapere com’è andato il nostro primo, vero, consiglio comunale?
Male,
per non dire malissimo.
Eravamo
emozionati come i bambini il primo giorno di scuola, e volevamo, tanto la sala
consiliare ci incuteva soggezione, alzarci in piedi per rispetto, ci siamo alzati in piedi, ma ci hanno fatto sedere: lì si sta seduti, ha detto qualcuno.
Noi
che siamo la mironanza, ci avevano detto di essere propositivi, così abbiamo
fatto la nostra prima proposta: cambiare lo IUC, che sembra un singhiozzo,
invece è il regolamento sulla Imposta Unica Comunale.
Avremmo
voluto introdurre un emendamento, cioè assimilare all’abitazione principale,
con le detrazioni per la prima casa dell’IMU, la casa che viene data in uso
gratuito ai figli.
Qualcuno
ha detto di no e tutti hanno votato contro: la nostra proposta è stata bocciata e quindi
ci cucchiamo l’IMU sulle seconde case, nelle quali risiedono i nostri figli!
Qualcuno
ha detto che sono pochi coloro che qui danno la casa ai figli…
Mi
vien da dire: ma cosa mi dici mai!
martedì 8 luglio 2014
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