Insegna luminosa

Insegna luminosa

mercoledì 12 febbraio 2020

Piccolo testamento di Gabriele Dadati tracima di ricordi

Continua il mio viaggio, attraverso la lettura di piccolo testamento, di Gabriele Dadati (Laurana Editore 2011): un libro esile, ma non da poco. Il dolore più forte e acuto lo si avverte, più diventa essenziale nella sua espressione, quasi scarnificato.
Gabriele Dadati narra della malattia e della morte di un amico caro, di un maestro e, che in questo momento io non riesca a ricordarne il nome mi fa pensare sia un nome inventato, forse l'unica operazione di finzione nel romanzo, che  deve sicuramente ispirarsi a una perdita vera.
Quella che nell'amico viene all'inizio scambiata per una grave forma di depressione si rivela essere una malattia che lo porta nell'arco di pochi mesi alla morte.
Il dolore, così misurato nelle parole scelte con cura, ha la dignità del pudore e, più che un testamento, il romanzo rappresenta un monito, un vademecum di consigli, non mellifluo, un bagaglio di ricordi delle cose piccole, come i momenti vissuti insieme in un B&b gestito da un indiano, che nella loro tragicomicità riescono a strappare il sorriso.
Così l'immagine di questo giovane uomo che guarda i bicchieri nella casa dove si è appena trasferito e non riesce a distinguere quello nel quale ha bevuto il suo maestro, risulta semplice e potente allo stesso tempo.
Al giovane scrittore che si recava da lui a leggergli i suoi racconti, l'amico e maestro consigliava di leggersi sempre a voce alta, per trovare gli inciampi. Dadati, che impara a convivere con il suo fantasma buono, congeda anche un amore e si ritrova, all'alba di una lunga notte, scrittore orfano di chi, più di tutti, voleva ascoltasse la sua voce.

Nessun commento:

Posta un commento