La proibizione di
Valentina Durante (Laurana Edizioni, 2019) è un romanzo di rara, perturbante
bellezza.
L’uso che Valentina Durante fa in questo romanzo della lingua,
e la storia, che declina in maniera sempre diversa un pensiero
ossessivo, e così lo amplifica al parossismo, sono avviticchiati.
Come edera.
Mentre il respiro, che accompagna la lettura, cambia ritmo,
a volte si eccita, a volte si impaurisce, a volte rimane sospeso, la storia de
La proibizione, e il come è narrata, invischiano, tolgono il fiato.
«Le cose belle viste
da vicino possono essere spaventose.» Così scrive Valentina Durante.
In questo libro accade al lettore, a noi, esattamente il
contrario: avvicinandoci, come potrebbe fare un entomologo, a quanto di più
spaventoso può capitare, noi veniamo catturati dalla sua bellezza.
Rimane, alla fine della lettura, un senso di stupore. Come di straniamento.
Consapevole però.
La
gratitudine verso l'arte che sublima qualcosa che non avevamo mai
sentito raccontare, e così, in maniera potente e naturale insieme. Che
il non dicibile possa essere narrato, il proibito avere diritto di cittadinanza, ci restituisce una parte mancante, che forse era stata amputata.
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