Siamo,
nel Consiglio Comunale, in un consesso di dottori, dottoroni e dottorini dotti
e beneducati. Chi laureato in architettura, chi in legge, chi in medicina,
etc. etc. etciù.
Talmente
fini che “con sesso” è proprio la
parola giusta, visto che le battute sessiste o a sfondo sessuale non sono mancate.
Lasciamo
perdere il fatto che qualcuno ci abbia detto che non capiamo niente di
amministrazione (al terzo consiglio comunale al quale partecipiamo, siamo i
primi ad ammetterlo), peccato che al nostro intervento sulla dichiarazione di
voto, per la ratifica del bilancio, con richieste precise all’assessore
competente, costui non abbia spiccicato parola (forse a capirci poco, siamo in
buona compagnia).
Ma
vediamo un po’ il gioco, anzi i giochetti di parole: “lei deve essere instradata”, intendeva al diritto
amministrativo: chissà se dicessero la stessa cosa a una sua parente donna
(moglie, figlia o sorella), come reagirebbe. Ma non pensiamo male, “non si
offenda!”, lui voleva dire “istruita”! Forse siamo noi le permalose.
Altro
giochetto alla votazione: “l’hai messo
dentro?”, “Dai che entra”, “oh, è entrato”: non è un dialogo su una
penetrazione, anche se così pare: il dottore si riferiva ai bigliettini
dell’urna. Forse qui siamo noi un po’ maliziosi. Mah.
“Non è soddisfatta”, ribadito, alla
risposta data alla nostra interpellanza.
Peccato
che la risposta contenesse aria fritta e che la nostra interpellanza
denunciasse una grave violazione della normativa sugli appalti pubblici.
Meditate
gente, e beveteci sopra una bella birra, perché come dicono a Napoli “cà nisciuno è fesso”.
Baci e abbracci e in alto i cuori!