"Prendete questo delirio, questo macello, e fatelo fiorire."
Così si conclude Vuoto di Ilaria Palomba, [Les Flàneurs Edizioni, pag. 283, euro18], scrittrice, saggista e poetessa pugliese.
Non è un libro per profani. E' pieno di dettagli e assolutamente privo di generi di conforto, che non sono, purtroppo o per fortuna nostra, quello che cerchiamo nei libri. Così che i profani stiano alla larga da questo libro, che fiorirà nel fango come il fiore di Loto e di quel fango che lo soffoca farà il suo nutrimento. Di anabasi, non katabasi, invece si tratta. Una lenta, ma inarrestabile (ri)salita.
Il libro racconta la storia di Iris, non a caso il nome di un fiore. E' una discesa agli inferi, una debacle, una rottura profonda anche con la realtà, ma non è questo che importa. Ci sono, è vero, molte
crepe, ma proprio per questo a filtrare è tantissima luce. Una luce potente identica a quella della verità.
Brava Ilaria Palomba: è giovane, ma sembra una maestra sapiente. Ha una voce fortissima. Leggerla, per me, è già un imperativo
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