Insegna luminosa

Insegna luminosa

venerdì 6 gennaio 2023

Vuoto di Ilaria Palomba

"Prendete questo delirio, questo macello, e fatelo fiorire."

Così si conclude Vuoto di Ilaria Palomba, [Les Flàneurs Edizioni, pag. 283, euro18], scrittrice, saggista e poetessa pugliese.

Non è un libro per profani. E' pieno di dettagli e assolutamente privo di generi di conforto, che non sono, purtroppo o per fortuna nostra, quello che cerchiamo nei libri. Così che i profani stiano alla larga da questo libro, che fiorirà nel fango come il fiore di Loto e di quel fango che lo soffoca farà il suo nutrimento. Di anabasi, non katabasi, invece si tratta. Una lenta, ma inarrestabile (ri)salita.

Il libro racconta la storia di Iris, non a caso il nome di un fiore. E' una discesa agli inferi, una debacle, una rottura profonda anche con la realtà, ma non è questo che importa. Ci sono, è vero, molte
crepe, ma proprio per questo a filtrare è tantissima luce. Una luce potente identica a quella della verità.



Brava Ilaria Palomba: è giovane, ma sembra una maestra sapiente. Ha una voce fortissima. Leggerla, per me, è già un imperativo


domenica 1 gennaio 2023

Magnificat di Sonia Aggio: il realismo magico diventa perturbante in un esordio magnifico



Ho letto Magnificat di Sonia Aggio [Fazi editore, 17 euro] in questo inizio anno, tra ieri ed oggi.  Ne scrivo a "caldo" perché così mi va. 

E' un romanzo per il quale userei l'espressione di realismo magico ma non so se è una cosa che ho sentito da qualche parte o se me la sono inventata, quindi come tutte le cose che scrivo credo sia da prendere con le pinze. 

Ambientata durante la Piena che ha alluvionato il Polesine, nel '51, con qualche salto indietro e avanti nel tempo, la storia, che avvince e convince, narra di due cugine, Nilde e Norma, che sono quasi e forse più che sorelle: rimaste entrambe orfane, dopo i bombardamenti del '44,  sono cresciute insieme, in un rapporto di affetto forte, che le lega in maniera indissolubile una al destino dell'altra.

E' originale la struttura del romanzo, che si divide in due parti quasi speculari: la prima scritta dal punto di vista di Nilde, la seconda dal punto di vista di Norma. Le stesse scene appaiono così riscritte, cambiando il narratore. 

Da subito si capisce che qualcosa di ineluttabile e potente sta per accadere e quando questo evento, che si annuncia drammatico e tragico, accade, il lettore [nella fattispecie io] vi assiste con molta paura e sgomento, direi con orrore, fino alla fine tenuto incollato come davanti a un horror ben congegnato [mi sembra questa che ho scritto una banalità gigantesca, poiché si è trattato di cronaca e infine di un avvenimento storico che ha travolto un'intera società]. 

Il paesaggio del Delta del Po, che ha qualcosa di sublime e che la sua autrice dimostra di amare con un amore religioso e profano insieme, è descritto con una penna felice e diventa protagonista, insieme a Norma e a Nilde, del romanzo.

Paesaggio che, nonostante la devastazione, non ha perso la sua bellezza. 

Storia che, "nonostante" la sua tragicità e la sua natura perturbante, mi pare un esordio magnifico [il "nonostante" è perché di mio tendo a evitare sia le tragedie che il perturbante].

La luce, che comunque c'è e si apre, è nello sguardo  amorevole dell'autrice verso la sua terra, alla quale reca un tributo di grazia e gratitudine, narrando una storia che sembra avere radici lontane.