Nel paesino di Crinale, un luogo immaginario nell'entroterra ligure, quattro amici, Raul Vinicio Adamo e Dafne, si ritrovano in una chiesa sconsacrata per la festa di addio a Vinicio, costretto a lasciare Crinale per il licenziamento del padre da una falegnameria, quando una bomba d'acqua investe la Valle e il distacco di un enorme monolite dalla montagna dà l'abbrivio a una serie di fatti misteriosi: i genitori dei ragazzi, i padri soprattutto, sembrano colti da una inquietante possessione.
Il romanzo di formazione e il thriller convivono intramati con maestria da una penna che usa dialoghi febbrili e cambi repentini di scena. Un libro profetico, forte e perturbante. Dentro ci sono la lotta tra il bene e il male, i protagonisti adolescenti, il rapporto tra i padri e i figli, la forza della Natura, la provincia amata e odiata e amata fino all'odio e odiata fino a essere amata.
Detto così da parte mia sembra "tanta roba" e infatti lo è, eppure su tutto prevale una delicatezza incredibile nello sguardo e anche un senso della misura, perché il romanzo si tiene ed è simile al vero. Insomma ti trovi dentro una storia incredibile e ci credi, con lo stupore di una bambina al quale stanno raccontando una favola horror.
Michele Vaccari, del quale non avevo mai letto nulla, e che ha pubblicato, tra gli altri, Il tuo nemico (Frassinelli 2017), Un marito (Rizzoli, 2018) e Urla sempre primavera (NNE 2021) ha un immaginario che dire ricco è dire poco. Mi ha ricordato Stephen King. Un grande.