Insegna luminosa

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domenica 19 aprile 2020

L'arte sconosciuta del volo di Enrico Fovanna è un romanzo perfetto

Il titolo è lapidario. E quindi potrei anche fermarmi qui.

C'è ne L'arte sconosciuta del volo di Enrico Fovanna (Giunti 2020) un mondo che conosco non proprio di sguincio, perché è a due passi da me. Ambientato nella Premosello dove pure sono nata, si spinge nella Liguria che amo, nella Milano che ho bazzicato, nell'Ossola alta che una mezza "sardina" come me ha sempre guardato circospetta.

Non è solo un giallo, con tutto il rispetto per il genere, non è solo una storia di bambini. Una voce silenziosa e gentile lo anima e, piano piano, addentrandosi nelle paure, dipana un universo oscuro avvolto anch'esso nel silenzio delle chiese e dei cimiteri.

Il paesaggio, non mero fondale, in questo paradiso da cartolina nel quale apparentemente non succede mai nulla, è testimone oculare di fatti efferati. L'omicidio di due bambini.
Il piccolo Tobia, ormai adulto, che ancora sogna di volare come Bob Beamon nell'aria rarefatta di città del Messico del 18 ottobre 1968, assapora l'arte sconosciuta del volo in un viaggio iniziatico a ritroso nella sua infanzia, come un passaggio obbligato attraverso le sue paure e, forse, troverà la forma perfetta della sua, come di tutte, le anime.

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