Insegnami la temepesta di Emanuela Canepa, Einaudi Stile Libero Big 2020, è un libro che
temevo di leggere, per una serie di motivi che non sto qui a spiegare, e che
finalmente ho letto, rimanendone impigliata, e del quale vi scrivo, a caldo, mordendomi le mani, come ho visto fare in un
film con Tom Cruise l’altra sera, per non raccontarvi la storia. Che è
essenziale e magnifica.

Emanuela
Canepa è fine cesellatrice, maestra abile nel portarti dove lei
vuole e nel farti credere di saperla lunga, perché a ogni pagina tu pensi di
prevedere come si andrà a risolvere tutto. Invece no, non hai proprio capito
nulla.
Eppure
Emanuela Canepa non è una burattinaia. Non tiene il lettore sospeso a un filo e
neppure lo fa con i suoi personaggi, persino con quell’uomo che sta accanto ad
Emma e incarna il padre (come mi piace il verbo incarnare riferito a un
personaggio), che sono vivi e si muovono, intrappolati in relazioni che noi
sperimentiamo sulla pelle, perché sono le nostre.
Scrivo
solo, e poi mi fermo, prima davvero di rovinare tutto, che Insegnami la tempesta è una storia necessaria.
Leggerla mi ha fatto sentire più forte.
Leggerla mi ha fatto sentire più forte.